Quando si cerca di esaltare le immense potenzialità di Internet e del web si ricorre sempre a 3 potentissime argomentazioni piuttosto ovvie quanto vere.
1) “Ah, Internet dà accesso a una marea di contenuti”
2) “Ah, Internet riesce a mettere in contatto persone che vengono da ogni parte del mondo”
3) “Ah, Internet riesce a farci vivere le cose in tempo reale”
E sfido chiunque a dire il contrario!
Quello su cui ci focalizzeremo in questo post è proprio il punto 2, l’incarnazione del “mondo è bello perché è vario” 2.0. Molto spesso, per un motivo o per un altro, tendiamo a dimenticarci che le differenze tra le persone non sono solamente culturali, ma anche demografiche: età, genere interessi e passioni diverse che, quando organizzate in pattern ricorrenti, danno vita al meraviglioso (e generico) concetto di generazioni.
Come tutte le categorie, l’idea di raggruppare persone diverse in grandi macrogruppi non solo è allettante, ma è anche molto pratico, soprattutto quando si parla di “brutto e cattivo” marketing.
Perché? Perché conoscere usi, costumi e convinzioni (e quindi esigenze) di grossi gruppi di persone è proprio quello che intendiamo quando parliamo di “conoscere il tuo target”, ovvero coloro che, si presume, dovranno comprare ciò che tu stai offrendo loro.
I dati demografici, ricordiamolo, non sono super accurati e precisi (per quello ci sono gli insights di Facebook, amico mio), ma fanno comodo quando si deve inquadrare un prodotto in una determinata fascia d’età.
Insomma, proprio come quando sulle scatole dei giocattoli viene scritto da 0 a 18 mesi.
Ma perché siamo qui a cantarcela e suonarcela su questi argomenti?
Perché in questo articolo tenteremo di capire come approcciare una delle generazioni che popola il web con del marketing e delle promozioni che ne solletichino le corde dell’animo, di modo da sapere dove/come/quando/chi colpire.
Signore e signori, ecco a voi i Baby Boomer.
Nati tra il 1945 e il 1965 sono i figli del boom economico degli anni ’50 (come suggerisce il nome). Sono i sessantenni e settantenni di oggi, coloro che hanno portato avanti grosse battaglie sociali (“io ho fatto il ‘68” e via dicendo) ma che, allo stesso tempo, non sono interessati alla vita politica. Al momento sono super attenti alla forma fisica (avete visto quanti corsi di ginnastica dolce ci sono nelle palestre?) e sono la generazione più longeva finora esistita. Sono anche la generazione che ha visto il susseguirsi di svariate innovazioni tecnologiche, dalla TV (la scatola che parla) a Google. Molti ne apprezzano con entusiasmo i contenuti, altri li demonizzano. L’età attuale li rende un gruppo sociale con esigenze molto specifiche e necessità esclusive e, dato che molti Baby Boomer usano di fatto il web e i social, perché non unire, per una volta, l’utile al dilettevole?
Giusto per avere qualche dato alla mano: per l’ISTAT circa il 34% della popolazione italiana è over 55; circa il 25% di questi over 55 naviga su Internet quotidianamente restandoci in media 1 ora e 33 minuti (visitando motori di ricerca, social network e siti generalisti) e, attenzione attenzione, il reddito mediano massimo delle famiglie italiane si registra proprio quando il lavoratore ha tra i 55 e i 64 anni.
In soldoni i Baby Boomer conoscono Internet, lo usano non troppo moderatamente e, soprattutto, sono coloro che al momento hanno un effettivo e concreto potere d’acquisto.
In più, ed è qui che caro amico devi drizzare le orecchie, visitano i social network.
Ripeto: visitano i social network.
Vuol dire, quindi, che possono diventare l’oggetto delle tue campagne social e che, giocando le giuste carte, possono diventare i tuoi fan più fedeli.
Meglio di Don Matteo, meglio di Forum.
Ora arriviamo alla parte super pratica di questo articolo, dove vediamo una pubblicità a cui nessun Baby Boomer sa resistere e cerchiamo di formulare qualche regola generale.
Il nostro caso riguarda Amplifon, il leggendario apparecchio acustico che ci ha insegnato quale sia il mese dell’udito e che ha una pagina Facebook che conta quasi 50.000 fan.
Amplifon: ecco i Baby Boomer su Facebook
Come vuole la prima sacrosanta regola del marketing, una pubblicità deve cavalcare un bisogno, una necessità.
Nel caso di Amplifon abbiamo un target che, andando avanti con l’età, riscontra problemi all’udito, cosa che può causare un discreto peggioramento della qualità della vita.
Dato che il Baby Boomer è uno che ci tiene particolarmente al benessere e che non ha alcuna intenzione di trascurarsi solo perché non più ventenne, diventa il target ideale di Amplifon.
Come comunica Amplifon?
Usa moltissime immagini.
Protagonisti sono Baby Boomers di bell’aspetto e sorridenti, felici di aver risolto un problema bello importante. Sono ritratte coppie sposate da anni, nonne che portano bambini al parco o statistiche in cui si accenna a come ci siano sempre più problemi d’udito in Italia. Colori pastello, stime che non mettono paura, ma che, anzi, sembrano candidi consigli.
Mai una volta compare il termine terza età, vecchiaia o sinonimi vari.
Vengono mostrate persone che hanno risolto il loro problema, viene mostrato solo il dopo.
Non ci sono espressioni di dolore (né a livello di immagine, né a livello di copy), ma solo una grande aura di sicurezza e fiducia in un futuro più radioso.
E poi ci sono gli sconti.
Link che, rigorosamente, fanno approdare al catalogo dei prodotti in cui spicca il pulsante per prenotare un test/visita.
Una cosa interessante da notare è che sul sito non è presente un e-commerce: il Baby Boomer potrebbe essere comprensibilmente scettico verso gli acquisti online. Il fatto di dover passare attraverso uno step intermedio come il prenotare una visita altro non è che la risposta al bisogno di contatto umano di una generazione che è rappresenta l’opposto di “nativo digitale”.
Un percorso d’acquisto, quindi, semplice ed efficiente, senza fronzoli e che riesce a rispondere alle esigenze del suo target. Ideale per chi naviga sul web 90 minuti scarsi al giorno e per chi diffida dal lasciare il proprio numero di carta online (ammesso che lo si abbia).
Il marketing spesso tende a focalizzarsi solo sui “giovani e dinamici”, su nativi digitali e colori sgargianti, ignorando invece quella nicchia di consumatori che ha esigenze “urgenti” da soddisfare e che, soprattutto, può permettersi di farlo.
I Baby Boomer sono forse la generazione meno studiata a livello di marketing online, ma siamo davvero sicuri che sia una buona idea?
Il messaggio da portare a casa non è quello di iniziare business di apparecchi acustici o di adesivi per dentiere, ma di dare a ogni target il processo di conversione e l’engagement che merita e di cui ha bisogno.
Insomma, meno “cookie” e più vitamine.