Conosci il tuo target?
Ormai è da un po’ che lo diciamo in ogni salsa e in ogni lingua: il brand vero è quello che riesce a creare un rapporto emotivo con i suoi clienti, che non si limita a farsi comprare una volta sola, ma che riesce a farsi scegliere sempre e comunque perché è riuscito a lasciare una parte di sé nella memoria a lungo termine di chi ha deciso di dargli fiducia.
Per fare questo, però, c’è bisogno di un passaggio fondamentale: conoscere il proprio target.
Questo vuol dire che bisogna un po’ giocare a fare l’FBI e infiltrarsi nella vita delle persone, scoprirne ogni vizio, ogni segreto, ogni dettaglio e capire se le informazioni che carpiamo sono effettivamente utili per la nostra attività o meno.
Questo vuol dire anche che bisogna trovare modi per raccogliere informazioni sulle persone a cui vuoi rivolgerti.
Un modo che io trovo assolutamente efficace e interessante è quello di ricorrere alle suddivisioni generazionali, che permettono di creare segmenti divisi per fasce d’età e di decifrarne il comportamento e le decisioni di acquisto in modo abbastanza lineare e accurato.
Quello che faremo ora è un esercizio di immedesimazione in cui vedremo come conoscere i tratti distintivi delle generazioni sia utile a chi vuole mettere in piedi un brand.
Per esempio, facciamo finta che tu sia un brand di moda.
Facciamo anche finta che tu venda capi che strizzano l’occhio allo streetstyle, che ti circondi di modelli con tatuaggi in bella vista, che faccia photo shoot in contesti super urbani e che il tuo target di riferimento siano giovani adolescenti un po’ arrabbiati che stravedono per Fedez e che non vogliono essere tagliati fuori dalla moda del momento.
Tu, amico imprenditore, sai come parlare a questo target di clienti? Ne conosci le caratteristiche?
Piacere di conoscerti, Generazione Z!
In questo articolo voglio presentarti i giovani d’oggi, i moderni adolescenti contemporanei che alimenteranno il tuo mercato e che renderanno la tua attività fiorente: sono la Generazione Z, ovvero tutti i nati tra il 1995 e il 2010.
Sono sorprendentemente giovani, lo so. Il pensiero che esista qualcuno nato dopo il 2005 fa paura anche a me.
La Generazione Z, “i Millennial sotto steroidi”, ovvero i primi veri nativi digitali. Quelli nati con il tablet in mano e che hanno imparato prima a farsi i selfie che a camminare. Gli unici sulla faccia della terra che hanno capito come diamine funzioni Snapchat e che lo trovano effettivamente divertente.
La Generazione Z è, per certi versi, un fenomeno interessante che rappresenta l’inizio della fine del mondo come lo conoscevamo: sono la prima generazione a non ricordare come fosse il mondo prima dell’11 settembre; saranno l’ultima generazione ad avere un vago e sbiadito ricordo di cosa fosse il così detto sogno americano (ovvero la possibilità di realizzarsi partendo da 0); sono i primi per cui fattori sociali come etnie diverse che convivono assieme o i matrimoni omosessuali riconosciuti legalmente sono qualcosa di assolutamente normale, perché parte della loro vita da sempre.
Così come è parte della loro vita la crisi mondiale che è iniziata nel 2008. La Generazione Z non ha conosciuto altro che questa terribile situazione economica che ha cambiato la vita di tutti: essendo figli della Generazione X, i loro nuclei familiari sono quelli che sono stati più colpiti dalla recessione e questo, ovviamente, ha plasmato alcuni tratti comuni a tutti questi post-millennial.
Da un lato sanno che probabilmente pochi di loro riusciranno a ottenere un’educazione universitaria e sono anche meno propensi, rispetto ai Millennial, a portare avanti condotte rischiose (meno fumatori, meno esperienze con alcol e droghe, più cinture di sicurezza e caschetti in bici), dall’altro, proprio come i loro genitori, hanno capito che la soddisfazione personale non passa per forza dal lavoro che si fa: dato che avere un impiego vero e remunerativo sembra fantascienza, la Gen Z cerca di realizzarsi seguendo le proprie passioni e i propri interessi.
Questo è un dato che, unito alle prossime informazioni che vi fornirò, si rivelerà essenziale per capire come entrare in contatto con questa generazione.
Cosa fa la Generazione Z?
Abbiamo detto che i Gen Z sono la prima vera ondata di nativi digitali, giusto? Se a questo aggiungiamo il fatto che nel 2015 il 77% dei ragazzi tra i 12 e i 17 possedeva uno smartphone e che i social vengono visti come il naturale strumento di socializzazione, non si può non arrivare alla conclusione seguente: il posto migliore per trovare la Gen Z è il web. Possibilmente da mobile.
Facebook, Instagram, Twitter e, udite udite, Youtube, diventano i più potenti alleati quando si tratta di entrare in contatto con la Gen Z.
Passiamo quindi dal paradosso del “perché dovrei condividere ogni dettaglio della mia vita sui social?” al “perché non dovrei farlo?”
Voraci consumatori di contenuti online, ne sono anche abili produttori. Sai quanti YouTuber di 17 anni ci sono là fuori?
Quello che cercano è la veridicità delle emozioni, vogliono qualcosa che sia reale e che possa durare nel tempo. Cercano la qualità e tutto ciò che li faccia emergere dal mucchio è ben accetto. Insomma, se il top dei top negli anni ’00 era andare a fare shopping al centro commerciale sorseggiando Coca Cola, ora si parla di andare nei mercati indipendenti dove artigiani urbani espongono i loro prodotti handmade.
E tu, allora, ipotetico brand di moda emergente, cosa puoi fare per portare questa promettente generazione dalla tua parte?
Prima di tutto devi ricordarti che stai parlando a persone con i piedi per terra: dimentica quei romantici della Generazione X o quei pseudo bohémien dei Millennial. La generazione Z vuole un prodotto di qualità che rispetti le aspettative promesse e che valga il denaro speso.
Nel caso del settore fashion, per esempio, potrebbe essere una saggia idea puntare su materiali inusuali e duraturi nel tempo, qualcosa che si distingua dalla massa ma che, allo stesso tempo, sia semplice abbastanza da essere considerato personalizzabile e cool.
Il secondo passo è capire come intercettare le loro richieste. Scordati il porta a porta, scordati la posta tradizionale e considera poco o niente le email: buttati sui social come se non ci fosse un domani.
A tal proposito pare che la Generazione Z sia assolutamente affascinata dai testimonial: una volta che avrai trovato l’influencer giusto non essere timido con l’advertising.
Ti prego di non dimenticare che questa generazione ragiona per immagini, non per parole.
Quando scegli i canali social, assicurati che siano quelli che parlano la stessa lingua del tuo target (per capirci, lascia perdere LinkedIn e punta su Instagram)
In più, ricordati che il tempo dei prodotti è finito da un pezzo.
Quello che il tuo pubblico vuole adesso è un’esperienza. Qualcosa che si può portare dietro nel tempo e che non finisce subito dopo l’acquisto. Qualcosa che, in un certo senso, possa dare un ulteriore valore al denaro speso.
La t-shirt in materiali particolari e rari pubblicizzata da un influencer sui canali social, a questo punto, deve comunicare qualcosa e deve farlo in modo potente e spregiudicato: evasione? Riscatto? Spensieratezza?
Considera, inoltre, che questi ragazzi sono i figli della share economy e questo vuol dire che l’idea di “possedere effettivamente” qualcosa non li attira più di tanto. L’esperienza che proponi deve essere per forza forte!
Quindi
Tutti questi punti messi insieme ti devono servire da linee guida per stilare la strategia di comunicazione del tuo brand e capire cosa puoi fare per attirare l’attenzione di questa fetta di popolazione.
Ti do un consiglio: i fashion brand più amati del momento sono Nike, Vans e Supreme. Io, fossi in te, li terrei d’occhio.
Allora, sei pronto a scegliere i filtri migliori di Snapchat?